I ragazzi del Garbin di Thiene alla scoperta di Umberto Matino

Il 25 gennaio le classi prime e seconde del Garbin di Thiene, in lizza per il concorso Bravo chi legge, hanno incontrato lo scrittore Umberto Matino, di cui hanno letto l’opera prima “La valle dell’orco”, romanzo giallo ambientato in una contrada persa e un po’ “roversa” dell’alto vicentino. E’ stato un momento speciale per i ragazzi che sono arrivati all’incontro “super attrezzati”, con il romanzo in mano, pieni di domande e curiosi di conoscere l’autore, di sapere da lui i particolari, di sentire dalla sua viva voce i retroscena del romanzo. Il dialogo tra l’autore e i giovani lettori è stato molto ricco e animato. Il ventaglio degli argomenti toccati da Matino si è aperto sulla struttura del racconto, sui “trucchi” utilizzati per creare i personaggi e si è andato man mano concentrando sul popolo cimbro, in particolare sulle “tracce” che questo popolo ha lasciato nel nostro presente, pur avendone noi perso la percezione profonda. All’immancabile domanda degli studenti “Ma la Romilda che fine ha fatto?” l’autore ha rilanciato con una sfida, che è poi il bello che ti resta quando sei arrivato alla fine di una narrazione, rispondendo con un sorriso: “Beh io vi ho passato la palla: a voi il prossimo calcio all’immaginazione!”. Matino è decisamente un grande!

Monica Roberta Carli





Fiato, gambe e umiltà.

Massimo Guerra astro nascente del mezzofondo azzurro

Massimo Guerra (foto Colombo/Fidal)

L’atletica leggera (e in particolare le discipline del mezzofondo) è uno sport adatto per chi ha voglia di far fatica a testa bassa, menando le gambe e affidandosi solo ai propri polmoni perché nessun risultato arriva per caso. Nella regina regina delle discipline olimpiche servono diverse caratteristiche per andare forte: saper soffrire, faticare, e costanza nell’allenarsi sempre come se si fosse i secondi.
Queste cose le sa bene Massimo Guerra, ragazzo d’altri tempi classe ‘98 di Valli del Pasubio, fresco di maglia azzurra ai campionati europei di corsa campestre che si sono corsi il 10 dicembre a Samorin (Slovacchia). Massimo, studente al quinto anno di Ipsia Garbin, è un giovane di una umiltà disarmante. Centra veramente poco con tanti suoi coetanei di oggi che si montano la testa appena ottengono qualche risultato importante a livello nazionale. Usa pochissimo i social network, non ha acconciature strane, non è altezzoso. Da buon montanaro, umile al limite della timidezza e gran lavoratore. Corre per l’Atletica Vicentina e si allena allo stadio di Schio.

Il giovane atleta di Orlando Pizzolato (ex atleta vicentino vincitore due volte della maratona di New York e ora coach) si è imposto nel 2017 come uno dei prospetti più interessanti del mezzofondo italiano. Ha vestito la maglia della nazionale all’incontro internazionale su strada di Oderzo, mancando poi la qualificazione per gli europei junior per 86 centesimi di secondo sulla distanza dei 3000 siepi, ma togliendosi l’enorme soddisfazione di venir scelto da Stefano Baldini (vincitore della maratona olimpica di Atene 2004) per rappresentare l’Italia nella squadra junior agli europei di corsa campestre disputatisi 20 giorni fa. In quel frangente Massimo è giunto al 46° posto su oltre 100 atleti al via da tutta Europa, quarto su sei della squadra italiana.

Da Federico Pozzer – 2 gennaio 2018

#205

Quotidiano in classe – Thiene

“Quotidiano in classe”

Oggi leggiamo i quotidiani con l’obiettivo di lavorare sulla “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”. Le studentesse  della 4APTH sono molto serie nella loro ricerca. Così fin da subito “saltano fuori” sia dal Giornale di Vicenza sia dal Corriere della Sera, diversi articoli su questo tema. Un tema attualissimo, scottante che coinvolge e suscita in classe molte reazioni, tra domande, idee, proposte.
Le studentesse della 4AP leggono con attenzione, parlano, discutono e alla fine dicono con forza  “NO” alla violenza, qualunque essa sia, ma soprattutto “NO” alla violenza sulle donne!

CLASSE 4AP

La prof. Monica R. Carli in classe 4^APTH


Classe 3AM

#203

Riflessioni sulla gita a Monaco

Quest’anno sono arrivato al professionale e ci starò tre anni. Professionale denigrato e degradato, stigmatizzato e delegittimato, contenitore, dicono, di disagio e luogo di emarginazione.
Che cosa si scopre a Monaco? Intanto che vivere può essere una gran bella cosa. Vivere è a volte qualcosa di faticoso, qualcosa di opaco e grigio, ma può essere anche una roba forte. Sorrisi, brindisi, abbracci, urla sguaiate che riempiono di una gioia gridata le fredde vie del centro. Così scopri che questi ragazzi screditati sono fantastici. Sono vitali, energici, ma sanno essere inaspettatamente solidali. E’ vero, ogni tanto vibravano nell’aria sonore trivialità, ma poi si aiutavano l’un l’altro, dietro una forma sbilenca c’era vera sostanza. Così questa visita di istruzione mi è sembrata anche un laboratorio politico, di quella comunità ideale che i politici non sanno più immaginare o finiscono per ostracizzare. I bianchi aiutavano i neri e i neri aiutavano i gialli, perché questi ragazzi non vedono più il nero, il bianco e il giallo. Se vuoi superare il razzismo, la pratica della diversità vissuta, quella vera, prova a conoscere questi ragazzi. Poi, se qualcuno si sentiva in difficoltà o aveva qualche problema, non è mai stato lasciato solo, il gruppo lo ha sempre incluso e aiutato. Questi ragazzi mi hanno subito accolto, molte volte mi hanno fatto sentire un sincero affetto. Grazie. Poi i colleghi. Penso che ogni anno scolastico dovrebbe cominciare con una “gita” obbligatoria di una settimana. Persi nelle nostre aule e i corridoi non ci conosciamo, ci sfioriamo senza mai incontrarci. In visita di istruzione ti scopri, costruisci in pochi giorni relazioni forti, cosa che dovrebbe essere fondamentale nel nostro lavoro. Ho incontrato personalità diverse: il timido, il burlone, chi è più adatto alla leadership e chi è più collaborativo. Tutte persone aperte, simpatiche, estranee ad ogni moralismo, empatiche, capaci di capire i ragazzi e di voler loro bene. Sarà una fortuna lavorare con colleghi così!
Resteranno il training di “venitudine” ai colleghi “teroni”, attraverso un percorso di avvicinamento alle nostre tradizioni; il corso “guida alla carrozzella” all’altra collega “meso terona”; i canti tradizionali vicentini tipo “bevilo, bevilo, bevilo” all’Hb del centro; la corsa con i manutentori fino alla “Piasa de Maria”; gli stinchi del mezzogiorno digeriti dopo cena; il contratto di lavoro dei ragazzi della manutenzione con l’imprenditore scozzese o con l’olandese che ama il whisky e le colleghe con la frangetta; l’Irish pub; “Heil, Maule”; Frau Mauler; i coloriti e veraci turpiloqui dei ragazzi, che spesso cercavamo di reprimere, ma che, a volte, ci strappavano un sorriso perché esprimevano vitalità, amore per la vita, goliardico senso di appartenenza; la corsa notturna con la mia ragazza favolosa a cercare un bagno, con il collega “napoletano favoloso” che nel cercare il bagno si perde (la strada era tutta dritta) e torna in taxi; i corsi di cultura alimentare naturalista-bio-green-km zero della collega che poi beve solo birre da litro e mangia solo stinchi.
Insomma tutta vita. L’ennesima conferma che fare l’insegnante e stare con i ragazzi è un privilegio, e rimane il lavoro più bello del mondo.
Schio, 20.11.17

Prof. Carlo Cunegato

#202