Il dovere di sognare

Il Bangladesh e noi. All’interno del Progetto Garbin Solidale, le quarte e quinte del settore Commerciale del nostro Istituto, hanno portuto incontrare Lucia Riceputi, studentessa di vent’anni, e assistere ad un suo intervento che ha avuto come argomento principale la situazione sociale e culturale del Bangladesh a partire dalla sua esperienza diretta di volontaria all’interno della missione Apg23. L’incontro è stato molto piacevole, ma anche parecchio duro: da una parte la popolazione che non si arrende alla povertà e che non dà per scontato niente, neanche il futuro, che vive attimo per attimo, ma, dall’altra, una società dove esiste ancora un principio di gerarchia immutabile, che esclude migliaia di persone, la divisione in caste, che considera la disabilità come un castigo per le colpe commesse, che relega le donne prive di protezione dei mariti alla prostituzione o ad altri lavori degradanti e che costringe centinaia di bambini alla vita di strada, privati dell’affetto e dell’amore di una famiglia, oltre che di istruzione e possibilità di costruire un domani diverso. Queste forme di emarginazione sociale, che non vengono scritte sui libri e di cui non avevamo mai sentito parlare, sono invece state presentate in maniera chiara e specifica da Lucia, a partire da quanto lei ha visto e sperimentato, dalle amicizie che ha stretto, prima fra tutte quella con una ragazza a lei coetanea, già madre e moglie di due uomini che l’hanno abbandonata.

Gli occhi di Lucia ci hanno messo faccia a faccia con una realtà diversa, una vita diversa, una mentalità diversa, un mondo che ci sembra così lontano eppure è parallelo al nostro, che invece è fatto di tantissime opportunità che spesso ci lasciamo sfuggire e anche di tante cose superflue, che sembrano fondamentali e invece ci fanno dimenticare il vero senso della vita: le relazioni. Lucia ci dice che quella è la vera povertà, la povertà nelle relazioni, il mancato riconoscimento dell’infanzia, della dignità umana, della voglia di amare, della possibilità di scegliere chi sposare e che lavoro fare, l’assenza di rispetto nei confronti della diversità, l’impossibilità di accedere all’istruzione.

Non ci viene spontaneo pensare a chi può permettersi a mala pena un tetto sotto cui vivere, ragazzi della nostra età costretti a lavorare per aiutare economicamente la propria famiglia, bambine prostitute perchè nate da madri prostitute, donne che vengono abbandonate dai mariti che perdono automaticamente il proprio valore e la propria dignità, bambini disabili uccisi o abbandonati per non rovinare l’onorabilità della famiglia. Non ci mettiamo mai a pensare “ma io concretamente cosa potrei fare?”, non ce lo chiediamo perché pensiamo ai nostri problemi che crediamo grandi, ma se li mettiamo a confronto con quel che succede intorno a noi non sono poi un granché.

Ce lo dice Lucia cosa fare, e non è mandare contributi o soldi, ma sognare, sognare in grande, e sperare. Sognare non è solo un diritto, ma un nostro dovere, un dovere nei confronti di chi, adesso, ora, in un’altra parte del mondo, non lo può fare.

Milena Dal Bosco, Andrea De Rigo, Cristina Costa, Manuel Dal Santo, Francesca Caprin, Ylenia D‘Autilia


Lucia Riceputi

Lucia Riceputi


Non dalla guerra

Anche il Garbin in prima linea. L’istituto professionale Garbin, come già fatto precedentemente con l’Istituto Effetà di Betlemme, si sta attualmente mobilitando per sostenere il progetto Non dalla guerra presentato agli alunni da Tommaso Carrieri, membro Caritas. Non dalla guerra ha come obiettivo quello di realizzare una serie di interventi in zone di conflitto, più o meno conosciute, per migliorare la vita dei civili e informare e sensibilizzare i cittadini italiani, attraverso i racconti diretti di chi le ha visitate. In risposta a questo incontro, colpiti da quanto ascoltato e mossi dal desiderio di partecipare attivamente, gli studenti di 4 BC dei Servizi Commerciali hanno deciso di proporsi come classe capofila per pianificare e organizzare una raccolta fondi da destinare al progetto. Lo scopo è quello di sostenere una scuola in Giordania che possa accogliere 30 bambini siriani fuggiti con le loro famiglie e assicurare loro un programma di studi di 5 anni. Si mira a educare i bambini e a far acquisire loro abilità e competenze scolastiche, un maggiore benessere psicosociale e ridurre di conseguenza lo stress dall’aver vissuto direttamente la guerra. Ridurrà inoltre il rischio che i bambini possano essere sfruttati o costretti al lavoro minorile, oltre che fornire un contesto sano e positivo dove trascorrere gran parte della giornata.

Per sostenere Non dalla guerra l’Istituto Garbin che si distingue per un progetto interno, il GARBIN SOLIDALE, dedicato interamente alla conoscenza delle attività di volontariato, cittadinanza attiva e promozione dell’integrazione e alla realizzazione di azioni concrete di aiuto, ha deciso di raccogliere i fondi mediante la distribuzione, all’interno della struttura, di torte preparate dagli alunni. L’importo che gli studenti andranno a incassare sarà un piccolo contributo utile per il raggiungimento della quota di 115.000 euro prefissati per poter realizzare il programma nella convinzione che i grandi risultati si raggiungono sempre a partire da piccoli passi e che ciascuno può metterci del proprio per rendere il mondo un luogo –                    Cristina Costa, Ylenia D’Autilia


Garbin solidale (2) NON DALLA GUERRA


Garbin solidale (3) NON DALLA GUERRA


Garbin solidale (5) NON DALLA GUERRA


L’Ipsia Garbin si confronta con l’Olocausto

L’Ipsia Garbin si confronta
con l’Olocausto

SCHIO.  l’Ipsia Garbin celebra la giornata della Memoria.
Per non dimenticare gli orrori dell’Olocausto gli studenti dell’istituto professionale, coordinati dalle docenti di lettere Manuela Borriero e Lucia Grigolo, hanno ascoltato la testimonianza dello storico Bortolo Brogliato e fatto alcune considerazioni sui tragici fatti del passato confrontandoli con l’attualità.
“Ognuno di noi ha la responsabilità di edificare una nuova umanità- commenta uno studente- Dobbiamo cominciare dal luogo in cui ci troviamo ad operare e vivere, con le persone che abbiamo accanto, dobbiamo rispettare e promuovere. I cattivi non sono gli altri, i cattivi siamo noi se non riconosciamo la dignità di ogni creatura umana, se non rispettiamo i suoi diritti uguali ai nostri. Dobbiamo cominciare quì e adesso: questo è fare memoria”.

26 gennaio 2015 - Giorno della memoria - Incontro con Bortolo Brogliato

26 gennaio 2015 – Giorno della memoria – Incontro con Bortolo Brogliato

Un plauso alle riflessioni degli alunni è stato fatto anche dalla preside Marina Maino.
“Sono convinta che anche da questi messaggi, la scuola possa essere per gli studenti esempio di vita reale, non distaccata dall’attualità, che sa cogliere gli aspetti positivi ed evidenziare quelli negativi per non ripeterli”.

Sara Panizzon
Foto e articolo tratti da il Giornale di Vicenza

La palestinese Roh’a adottata dal “Garbin”

A fine novembre si era scatenata nella sede scledense dell’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA) “Garbin” una vera e propria gara di solidarietà su iniziativa della classe 4CC, per il progetto “Garbin Solidale”: era possibile acquistare delle fette di torta per supportare il sostegno a distanza di un bambino audioleso della scuola “Effetà” di Betlemme.

i-colori-della-palestina-sul-volto-di-una-bambinaE da Betlemme destinazione Schio è partita il 7 gennaio una speciale lettera di ringraziamento a firma di suor Pierluigina Carpanedo dell’Istituto “Effetà Paolo VI”, una scuola specializzata per la rieducazione audiofonetica dei bambini audiolesi residenti nei Territori Palestinesi. ‘Shukran! Un saluto affettuoso e un grazie da tutti noi di Effetà – ha esordito suor Carpanedo -. Con sorpresa e gioia abbiamo ricevuto il bonifico da Voi generosamente donato per la Vostra piccola amica. A tutti un riconoscente grazie. Questo gesto, per noi “dono”, ci ha profondamente commosse. Il nostro ringraziamento diventa per Voi ricordo e preghiera, per noi si tramuta in collaborazione, solidarietà e amicizia. Quanto da Voi offerto va in aiuto alla famiglia garantendo così la frequenza scolastica alla Vostra piccola amica. Qui la situazione è sempre molto precaria sia sul piano politico – sociale che economico. A scuola cerchiamo di donare oltre alle conoscenze scolastiche, serenità e gioia quale alternativa alla vita non sempre serena di casa’. A tutti, conclude la religiosa, ‘un abbraccio caloroso e affettuoso da tutti noi con un ricordo presso la grotta di Betlemme’.

E la bambina adottata agli studenti scledensi si chiama Roh’a, ‘una bellissima bambina di otto anni con sordità bilaterale gravissima. All’età di due anni ha subito l’intervento dell’impianto cocleare con l’aiuto economico di una associazione araba – ci spiega suor Pierluigina -. Con il supporto giornaliero della logopedista ha imparando ad ascoltare e a parlare: è molto brava, interagisce con vivacità e molta serenità. Dà molte soddisfazioni alle educatrici e alla mamma che gioisce nel sentirla parlare. Appartiene a una famiglia molto numerosa di cui lei è l’ultima arrivata. Ha due fratelli già sposati ed è zia di due nipotini. I suoi genitori vivono e sostengono la famiglia in modo molto precario’.

‘Un’azione per quanto piccola lascia sempre un’impronta’ – aveva spiegato nella genesi di questa nobile iniziativa la Dirigente del “Garbin”, Marina Maino -; spero che questa bella iniziativa proposta dagli studenti di 4CC possa trovare il consenso di molti e abbia notevole successo grazie alla collaborazione e sensibilità di tutti’.

E la sensibilità non si è fatta attendere e il sorriso di Roh’a ce lo conferma. Alla faccia di chi dice che i ragazzi non sono maestri di integrazione e di educazione alla diversità.

da Thieneonline.it di Sandro Pozza