Si comunica che anche per il corrente anno scolastico il nostro Istituto ha aderito, come altri Istituti Superiori, alle iniziative proposte dal TAVOLO 25 NOVEMBRE per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.
Nello specifico:
– gli studenti Bille Jenny (2BS), Facci Laura (2BS), Dalle Molle Sofia (4BS), Giorgia (4BS), Huynh Daniele (5BS), in rappresentanza del nostro Istituto, ai laboratori (martedì 6 novembre 14.30-16.30 presso il Teatro Civico, 17 novembre 8.00-10.00 gli studenti si recheranno in maniera autonoma presso Magna del Liceo Tron, e saranno riaccompagnati in classe dalla Prof.ssa. Bucca Nunzia).
Giovedì 22 novembre 14.30-18.00 presso la Sala Calendoli del Teatro Civico in preparazione alla performance che verrà realizzata nella mattinata (8.00-12.10) di sabato 24 novembre lungo le vie del centro storico di Schio.
– lo studente Labbozzetta Diego leggerà una riflessione sul tema della violenza
durante la performance.
– le classi 3AC e 3AM sabato 17 novembre dalle ore 10.20 alle 12.20, presso l’Aula
Magna del nostro Istituto, parteciperanno ad un incontro, con la dott.ssa Valentina Sperotto della Cooperativa Samarcanda, sul tema “Violenza contro le donne e promozione delle pari opportunità di genere”. Le suddette classi cureranno un allestimento a tema nell’atrio dell’Istituto.
– il prof. Andrea Marchetti e la prof.ssa Milva Scortegagna insieme agli studenti, sabato 24 novembre dalle ore 8.00 alle ore 12.10, saranno presenti alla prova generale ed alla performance pubblica.
Category Archives: Società
Mercato Rinascimentale Europeo 2017
Festival degli studenti
“Esserci per partecipare attivamente continuando a sognare ed a costruire insieme un futuro ed una realtà di speranza e collaborazione”
Noi studenti delle classi terze dell’Istituto professionale “G.B. Garbin”, che partecipano al progetto dell’area verde, abbiamo aderito all’iniziativa “Io so(g)no”. Si tratta di un festival organizzato dalla Consulta provinciale di Vicenza, composta dai rappresentanti delle scuole, allo scopo di migliorare la realtà scolastica.
L’evento è stato organizzato su due giornate, il 28 e il 29 Aprile 2017, nelle quali sono stati affrontati temi attuali che riguardano il nostro mondo e il nostro futuro.
Tutti gli studenti partecipanti si sono riuniti presso il teatro Astra di Vicenza alle ore 9:00 per dare il via alle seguenti attività proposte: visioni di film, conferenze e dibattiti, attività circensi e di parkour, storie e testimonianze di profughi, giochi, spettacoli e concerti svolti nel giardino affianco del teatro.
Il primo giorno è stato introdotto con la visione trascinante e avvincente del film “7 minuti”, che narra di un gruppo di donne che vogliono difendere i loro diritti e la loro dignità di fronte ai compromessi imposti dal mondo del lavoro.
Dopo il film, è seguito un dibattito con Pierpaolo Romano, presidente di Avviso Pubblico, durante il quale abbiamo discusso delle problematiche e del nostro futuro privo di certezze nell’ambito lavorativo.
Le attività hanno avuto un seguito pomeridiano all’insegna del movimento e della libertà con una lezione di parkour e arte circense, concerti energici e infine storie che hanno lasciato un impronta significativa nella nostra vita come quella di Walter Lazzarin, scrittore che trova la sua ispirazione per strada.
Il giorno seguente abbiamo trattato il tema delle diversità e delle culture che ogni giorno viviamo, per questo l’inizio della giornata è stata avviata dallo spettacolo “Incassato nero”, che introduceva le testimonianze di alcuni profughi, che hanno raccontato le loro coinvolgenti esperienze di come hanno affrontato gli ostacoli a cui la vita li ha sottoposti.
Verso il tardo pomeriggio, dopo la suggestiva Caccia al tesoro, una parte di giovani partecipanti al festival si sono esibiti con il loro strumento musicale in veri e propri show. Per finire in bellezza le due giornate colme di significato, vari gruppi studenteschi ci hanno mostrato il loro talento con un concerto scintillante!!!
A cura di:
Chelouane Mohamed
Dal Molin Cristina
Petrovic Ana
Toniolo Giulia
Riccardo Duchini
Veronica Ittioli.
Visita alla casa circondariale di Vicenza
La giornata si inseriva all’interno del progetto proposto dal CSI (Centro Sportivo Italiano) alle scuole superiori vicentine, che tende ad avvicinare il mondo del carcere alla società.
Come ha anche sottolineato l’ispettore Nicolin, una delle figure incontrate dai ragazzi nel corso della mattinata, fino a qualche anno fa il mondo del carcere era molto chiuso e refrattario al confronto con la società esterna. Oggi invece favorisce la trasparenza e la conoscenza di ciò che vi avviene, sia nei suoi aspetti positivi che in quelli più duri e problematici.
Già la procedura per l’entrata, dove gli studenti hanno anche dovuto lasciare i propri cellulari e sono stati controllati come in un normale check in dell’aeroporto, ha posto noi tutti visitatori in quella tensione che ti indica che sei in un contesto “speciale”. Anche i vari passaggi di portoni blindati e cancelli vari non ha lasciati indifferenti.
La mattinata si è svolta nella piccola sala riunioni posta all’interno delle sezioni e ha dato modo di ascoltare e comprendere il vissuto carcerario da vari punti di vista: quello dell’agente di polizia penitenziaria, quello dell’infermiere, quello del cappellano, quello dell’educatrice ed infine anche da quello di un detenuto. L’aspetto che ha colpito maggiormente è la forza con la quale tutti, ognuno dal suo particolare punto di vista ed intervento, hanno sottolineato l’importanza di uno spirito, ed una concreta prassi, di recupero e sostegno della persona che ha sbagliato, di promozione dell’Umanità di ciascuno, che abbia come fine la promozione della società stessa.
Siamo poi stati accolti nella mensa della polizia penitenziaria per una pausa e per il pranzo al sacco. Nel primo pomeriggio i ragazzi maschi sono rientrati nelle sezioni, nella zona di svago delle ore d’aria, dove hanno giocato una partita a calcio con una formazione di detenuti.
Al di là del livello agonistico, per alcuni elementi sia del Garbin che tra i detenuti particolarmente eccellente, è stato un bel momento di condivisione e conoscenza terminato agonisticamente con un onesto pareggio di 3 a 3, ma anche con uno scambio di biscotti e di bibite tra ragazzi e detenuti.
Accompagnate dalle docenti e “scortate” dall’ ispettore Nicolin, persona di grandissima disponibilità, le ragazze, nel frattempo, hanno avuto modo di approfondire la conoscenza della realtà della casa circondariale di Vicenza. Si è così appreso che la struttura ospita attualmente cento detenuti con pena già comminata e altri cento in attesa di processo; l’età media dei detenuti è trentacinque anni. Alcuni degli ospiti sono “vecchie conoscenze”, persone che sembra incontrino una particolare difficoltà nell’affrontare con positività il mondo esterno, i più stanno vivendo la loro prima, e si hanno buone ragioni per credere, ultima, esperienza di detenzione. Il clima è generalmente sereno, buono lo spirito di collaborazione fra i detenuti e fra questi ed il personale. Non si è mai verificato un tentativo di fuga e non sono mai scoppiate risse significative. La maggioranza vive con impegno e gratitudine tutte le opportunità che vengono offerte per impegnarsi in qualche attività: la coltivazione di frutti ed ortaggi nelle serre, la pasticceria e panificazione, piccoli lavori di manutenzione..a chi lo desidera, e presenta i requisiti idonei, è offerta la possibilità di un corso di istruzione professionale. Prezioso risulta il contributo dei numerosi volontari che, con diversa cadenza, mettono a disposizione tempo e competenze a favore dei detenuti.
Infine si sono visitati due cellulari, furgoni adibiti al trasporto dei detenuti, uno ad uno e l’altro a quattro posti.
Spesso il mondo del carcere è avvolto da pregiudizi e da una retorica mediatica che lo dipinge da un lato come luogo in cui circoscrivere tutti i problemi sociali, dall’altro come bacchetta magica per la soluzioni di tutti i problemi di illegalità e delinquenza. Gli incontri, la giornata, le riflessioni ci hanno fatto capire che la realtà carceraria è una realtà complessa, con le sue luci e le sue ombre. Che spesso vi lavorano persone motivate, competenti, desiderose di vedere nei detenuti delle persone e non dei “mostri”. Resta in tutti viva talvolta quella morbosa attenzione per i dettagli più “pittoreschi” della storia di alcuni detenuti ma come ci ha detto uno di loro, il carcere è spesso più vicino di quanto ognuno possa immaginare. E la giornata del 2 maggio è servita proprio per comprendere questo.
Ipsia Garbin, 02/05/2017
Progetto “Carcere – scuola – CSI”
Alcuni partecipanti all’esperienza
Usa la tua forza, non quella degli altri
Lunedì 3 Aprile 2017 noi alunni delle tre classi dell’indirizzo servizi socio-sanitari ci siamo recati presso la comunità di San Patrignano, una comunità terapeutica di recupero per tossicodipendenti fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli che fino ad oggi ha accolto oltre 25.000 persone gratuitamente. Si trova in provincia di Rimini, in una particolare posizione collinare circondata da vigneti.
Questa struttura accoglie ragazzi in difficoltà che decidono per volontà loro di iniziare un’esperienza di vita nuova con lo scopo di riscoprire e “ricostruire” il loro corpo e la loro mente debilitati dall’uso degli stupefacenti. Attualmente gli ospiti della comunità sono circa 1.300 ,nella comunità svolgono la loro attività 109 operatori volontari e 313 tra collaboratori e consulenti. La comunità accoglie circa 50 bambini, figli di operatori e di ragazzi che svolgono il percorso, numerosi nuclei famigliari e più di 40 minorenni divisi in due strutture, una maschile e una femminile.
Alcune delle persone accolte svolgono il percorso in alternativa al carcere. I fondi necessari al mantenimento dei ragazzi e delle strutture derivano dalle attività e dai beni e servizi prodotti secondo il principio dell’autogestione. Da anni la comunità si impegna nel campo della prevenzione della tossicodipendenza, attraverso iniziative sia all’interno che all’esterno della comunità.
Una volta arrivati, siamo stati accolti da alcuni operatori volontari provenienti dal percorso di recupero che ci hanno accompagnato nel teatro della comunità dove uno di loro di 19 anni ci ha raccontato la sua storia. Di seguito è stato aperto un dibattito che ha favorito il coinvolgimento di pensieri ed emozioni, ad esempio ci ha colpito maggiormente la storia di un ragazzo che già all’età di 9 anni ha iniziato a fumarsi lei canne, questo lo ha portato a chiudersi in se stesso e ad evitare il dialogo con la sua famiglia. È iniziato tutto dalla mancanza di affetto da parte dei suoi genitori e pensava di trovare appoggio frequentando ragazzi più grandi di lui non accorgendosi che lo stavano trascinando nella brutta strada.
Successivamente per il pranzo, siamo stati accolti nella loro ampia mensa e i ragazzi si sono seduti a tavola con noi quindi abbiamo avuto l’opportunità di interagire e scoprire più in dettaglio la loro esperienza di vita.
L’esperienza che ci ha suscitato delle emozioni forti è stata quella di un ragazzo di 28 anni, il quale per farsi vedere grande dagli amici di suo fratello maggiore ha iniziato ad assumere cocaina all’età di 14 anni, il fratello che era, appunto, nella sua stessa situazione è morto 4 anni fa per overdose, in seguito a questo fatto il ragazzo di 28 anni ha deciso di entrare in comunità per la paura di fare la stessa fine del fratello.
Nel pomeriggio abbiamo visitato alcuni settori lavorativi presenti all’ interno della comunità, ovvero laboratorio di grafica e stamperia, il settore tessile, il laboratorio della carta da parati, la cantina e il centro medico.
Questi settori favoriscono l’apprendimento di una professione e dunque danno ai ragazzi la possibilità di reinserirsi nella società e nell’ambito lavorativo.
La gita ci ha fatto capire e riflettere su quanto facile possa essere cadere nella dipendenza da sostanze le quali portano le persone a perdere le relazioni sociali e soprattutto le relazioni affettive: nella maggior parte dei casi si tratta di situazioni di disagio sottovalutate e purtroppo addirittura ignorate sia dai soggetti interessati che dalle persone che gli stanno attorno.
Grazie a questa gita molti di noi hanno aperto gli occhi su questo argomento che, purtroppo, al giorno d’oggi è molto presente tra noi giovani.
Ciò che riteniamo più importante è dire no alla droga ma soprattutto dire no alle tentazioni negative della vita ,credere in sé stessi perché ognuno di noi è speciale a modo suo e per questo non c’è bisogno di nascondersi dietro a persone che non siamo perché vorrebbe dire mentire a noi stessi.
Schio,12 Aprile 2017